domenica 31 marzo 2013

Guarigione Istantanea

Il tempo della guarigione è proporzionale alla fiducia che la guarigione sia in effetti possibile. Esiste un effetto placebo molto forte nelle questioni spirituali. La minima idea che qualcosa possa funzionare la farà funzionare, questo anche spiega le tante correnti psicoterapeutiche, ecc... perché poi l'importante non è la singola teoria, quanto ciò in cui il paziente crede.

Ma questo blog vuole essere un self-help, e quindi non c'è alcuna teoria da dare, poiché, ipso-facto, diventerebbe una guarigione imposta e quindi inutile. Ci si scontra qui con un paradosso nel quale la guarigione avviene per scelta della persona ma il modo con il quale la guarigione avviene è personale e, in un certo senso, privato.

Però è anche vero che un'idea, e la guarigione è comunque un'idea, ha un inizio, un "inception" (se vogliamo usare il titolo del film) e questa idea può essere piantata da una persona esterna, o, come in questo caso, da un blog. L'idea che la guarigione sia istantanea è un'idea che viene innestata e questo innesto può avvenire o no. Se non avviene semplicemente la persona o si sente già "guarita" (il che è vero!, ma non nel senso che magari intende), oppure pensa che per "guarire" ci voglia un aiuto esterno, ci voglia comunque tempo.

sabato 30 marzo 2013

Il mondo ha ragione

Il cambio di prospettiva necessario per guarire è riconoscere che l'esterno è a posto. "Nella lotta fra te ed il mondo stai dalla parte del mondo" (F. Zappa). E' proprio questo: non ha senso cambiare il mondo perché il mondo è già perfetto come si è.

"Non arrabbiarti, tanto il mondo un giorno farà a meno di te".

"Per sorridere ci vogliono X muscoli, per arrabbiarsi Y, quindi è meglio sorridere".

Tutte queste frasi, un po' battute un po' no, servono proprio a scardinare la percezione di essere importanti per il mondo. In realtà tutti noi siamo unici, insostituibili, e questo è vero. Ma questo non significa che il mondo abbia bisogno di noi o che dobbiamo fare qualcosa per il mondo.

L'unica cosa realmente necessaria per il mondo è essere noi stessi. Ed è qui, però, che si trova la maggiore difficoltà, perché essere se stessi non significa voler cambiare l'esterno, ma accettare l'esterno perché l'esterno non è altro che la nostra costruzione che ci siamo dati durante la vita. La guarigione è difficile per molti perché richiede l'accettazione della propria responsabilità nella Creazione.

venerdì 29 marzo 2013

Nessun bisogno


C'è il senso di aver perso. La guarigione viene ostacolata perché si è attaccati a qualcosa che non si vuole lasciare. Questo qualcosa è ciò che impedisce la guarigione. Sembra facile a dirsi, in effetti, perché la "cosa" che si è perso potrebbe anche essere molto grave: morti, perdite di relazioni, perdite di figli in cause eterne (i padri separati ne sanno qualcosa), perdite di figli in grembo (per madri) ecc...

Un senso alla guarigione può avvenire solo dando un senso alla perdita, e questo senso può avvenire solo riconoscendo che si può fare a meno di ciò che sembra perduto. Non solo... ma c'è un punto estremo. Il salto da superare: riconoscere che non si ha alcun bisogno e che anzi... lo abbiamo voluto perdere proprio per dire a noi stessi che ne possiamo fare a meno.

Questa è la resistenza ultima alla guarigione; qui sta la paura di prendersi la colpa della perdita, perché in questo modo non si può più dare la colpa a chi (o cosa) ci ha tolto quello che avevano. Ma non esiste perdita, perché di quella cosa ne facciamo a meno, e non esiste colpa.

giovedì 28 marzo 2013

egoismo nella sofferenza

Il primo concetto alla base della guarigione è il surrender. Lo dicono anche gli Alcolisti Anonimi al primo passo: "ci sottomettiamo ad una forza più grande di noi".

Già, ma cosa vuol dire? Lo scopo di questi post è di dare consigli per seguire un percorso di accettazione quando tutto veramente sembra andare storto, non solo una piccola parte. Ed è qui che può essere visto il trucco: il rendersi conto che il proprio "problema" non è superiore a quello di altri è il primo passo per rendersi conto che si può guarire.

Ossia, fino a che si pensa che il proprio dolore sia maggiore di quello di altri che sono guariti allora non si potrà veramente "guarire", perché il proprio dolore è grande e quindi ci si è affezionati. Un po' come quegli adolescenti che si dilettano a scrivere "sono disperato" sul loro diario, scrivono che la ragazza li ha piantati o che non "battono chiodo" e pensano che le loro pene siano le maggiori dell'universo.

Invece il primo passo per la gestione della propria guarigione sta proprio nella sdrammatizzazione del dolore stesso che, non più personale, diventa una piccola pena dalla quale, se uno vuole, ci si potrebbe liberare oggi stesso.

mercoledì 27 marzo 2013

Cambiare incodizionatamente

Cambiare per il gusto di cambiare. Cioè in modo incondizionato. Io voglio guarire perché so che è questo il mio modo di essere, non perché mi porterà qualcosa di diverso.

Il processo di guarigione o è sincero o è una finta. E' una finta (e quindi non funzionerà) se la persona che vuole guarire pensa di essere dalla parte della ragione, che il mondo si è accanito contro di lui/lei e che insomma vuole "guarire" ma in sostanza vorrebbe vendicarsi delle persone che apparentemente gli hanno fatto del male.

Questo è il meccanismo con il quale, in realtà, non potrà guarire, perché condiziona il processo di guarigione alla vittoria contro le persone o situazioni che, a suo dire, lo hanno portato a desiderare la guarigione stessa. A questo proposito la guarigione diventa più un capriccio, come quei bimbi che, frustrati dopo aver tentato cento volte di mettere in pila dei cubetti, buttano tutto all'aria, piangono e vogliono che il genitore intervenga.

Ma il problema è precedente, ossia nell'arroganza (nel caso del bambino curiosità) di voler mettere dieci cubetti in pila, nel caso degli adulti l'arroganza di sistemare tutto, di gestire tutto, controllare tutto. E poi la vita insegna che i cubetti (le persone) vanno per i fatti loro, crescono, cambiano, muoiono...

Partiamo dal basso...

L'idea di oggi è quella: da dove partire? Perché poi è qui essenzialmente il problema. Tutti vogliamo guarire, stare meglio, ma è indubbio che per certe persone il partire è la parte più difficile.

Si ha un bel dire: bisogna amare, perdonare, lasciare andare. Ecc... tutte belle cose. Ma la situazione presente può essere talmente ingarbugliata, così disperata tale da non permettere neppure un primissimo passo. Eppure... eppure ci sono persone che hanno cominciato un percorso di guarigione dal basso, appunto, da punti estremamente bassi, come dopo un grave incidente invalidante o dopo aver ricevuto una condanna per ergastolo o la diagnosi di una malattia rara, incurabile e mortale.

Quindi il "basso" dal quale si deve partire per la guarigione è il basso nel quale noi stessi ci sguazziamo, ci siamo inseriti, perché una parte di noi ama questo torbido. Partire dal basso significa prima di tutto identificare la parte di noi che resiste alla guarigione, ma non in senso astratto, quanto nel senso concreto di una resistenza a lasciare andare una caratteristica della situazione attuale che, pur avendo un'aura negativa, comunque ci attrae.

Partire dal basso significa entrare in noi stessi, partire da dentro. La decisione di guarire è solo personale e implica solo passi personali. Per quanto triste o disperata la situazione sia, c'è un modo. Si può.

Ma dirlo in questo modo sembra più una presa in giro. Ciascuno potrebbe avere una sua visione della cosa talmente forte da dire che non c'è soluzione. Resiste. Forse non vuole guarire. Ma non è importante. Il rosso è rosso, anche se una persona ha paura ad ammetterlo.


martedì 26 marzo 2013

Definizione della guarigione

Cosa vuol dire guarire?

Forse non vuol dire nulla, il processo di guarigione è in realtà istantaneo. Guarire allora significa essenzialmente riconoscere che si è già guariti, che si è già "sanati".

La tua Fede ti ha salvato, va' in pace.

Dunque la gestione della guarigione passa inevitabilmente attraverso il riconoscere che tale guarigione non è necessaria. Eppure... eppure questo che sembra un gioco di parole non guarisce. C'è di più.

In questo blog vorrei lasciare alcune impressioni, commenti, pezzi di (piccola) saggezza nel mio processo di guarigione, perché è solo nel guarire l'altro, nell'aiutare a guarirlo che io posso essere salvato.

Ma intanto bisogna riconoscere che si è già salvi, e per far questo, purtroppo, l'unico modo è quello di accettare ciò che è stato e integrarlo in ciò che siamo, senza più rabbia o voglia di rivalsa.