giovedì 18 aprile 2013

Fare ammenda

Uno dei passi dei 12 del recovery program è fare ammenda degli sbagli fatti. Questo penso che sia la parte più difficile: si tende infatti a trattenere le proprie ragioni, a giustificarsi, a dire: "Sì, vabbe', ho fatto questo, però...". In realtà la questione è che nel nostro giustificarci coviamo ancora vendetta.

Anche qui, però, la teoria si scontra con la pratica. Ci sono dei torti veri? Dove sta il confine fra voler fare veramente luce su un avvenimento passato e invece lasciare correre? Dove sta il confine fra perdonare e dimenticare?

Ma il problema non sta proprio qui. Sta nel concetto di risarcimento, a parer mio. La guarigione non può avvenire senza una chiusura dei conti che per tutti i partecipanti sia soddisfacente e l'unico modo per farlo è attingere ad una fonte potenzialmente infinita. Chiamiamolo amore, perdono, grazia divina, luce, ecc... ma in realtà il concetto è che noi possiamo solamente trasmettere la volontà di chiudere la partita, ma l'altra parte può anche rifiutarsi.

Ed allora? Può funzionare a senso unico? Se io sono sinceramente pentito di quello che ho fatto e chiedo scusa ma l'altra parte mi gira la schiena non è un fare un lavoro a metà? Fare ammenda significa allora andare oltre, anche se l'altra persona non vuole. E questo penso si scontri con il concetto di rivalsa, ed anche con il concetto stesso di giustizia.


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