domenica 14 aprile 2013

Ho' Oponopono

Nel conflitto c'è il vincente e un perdente. Esistono modi antichi per gestire conflitti in cui non c'è un vincente; ma la condizione necessaria è perdere. Ossia la rinuncia al conflitto porta l'altra parte alla realizzazione che c'è una vicinanza e dunque una reale voglia di comprensione.

Questa è la teoria; ma poi? Forse il primo passo da compiere per capire l'importanza di un altro tipo di gestione è riuscire a separare l'altro dalla proiezione che ne abbiamo fatto. Se il nostro conflitto è con il coniuge, allora il primo passo è separare il coniuge reale dal coniuge proiettato, da ciò che ha fatto veramente e ciò che invece ha fatto ma noi non avremmo voluto che facesse, oppure che non ha fatto e noi avremmo voluto che facesse.

Ossia il conflitto nasce da quanto la sua immagine si è distanziata dalla nostra proiezione di partner ideale.

Ma siamo ancora ad un livello razionale. L'Ho'Oponopono (come altre tecniche) va oltre la razionalità e richiede Fede. La Fede che lasciando andare, rinunciando anche alla giustizia, inneschiamo un movimento collettivo che sanerà il conflitto; questo innesco però deve venire da una parte non razionale e non giudicante di noi, una parte che si mette veramente dal punto di vista empatico a capire l'altro.

Capire ciò che l'altro vuole dirci innescando il conflitto in primis. Perché l'assunto di base è che a nessuno piace il conflitto.


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