domenica 21 aprile 2013

Illuminazione

La via verso la guarigione si può pensare come una spirale infinita, in realtà non ci si muove di molto, anzi, si va sempre di più verso un centro immobile con varie deviazioni.

Diciamolo chiaro, però, perché è da un po' di giorni che ci giro attorno, appunto: la via si può riassumere con la parola amore, ma questo "amore" di cui si parla ha poco a che fare con l'amore comunemente detto. Si può dire che  tutti i passi, tutti gli strati di illusione che esistono sono fraintendimenti della funzione per la quale noi siamo. E, in ultima analisi, fraintendimenti su quello che in realtà siamo. Perché essere e avere una ragione d'essere sono identici.

Ma questa facilità di esposizione non è altrettanto semplice da accettare.

Rimane il resto di quello che penso di essere io, il rifiuto a pensare che io sono solo una costruzione che mi sono fatto di bisogni, aspirazioni, idee. La percezione che questio io esista è talmente forte che negarla sembra un suicidio mentale.

E qui si arriva al paradosso dell'illuminazione: si guarisce perché si scopre che chi era malato non è esistente. Ciò che è malato non può esistere perché la Creazione è perfetta. La guarigione avviene dunque solo in un modo, così come è stata tramandata, spogliandosi di un abito che non è il nostro.



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