sabato 20 aprile 2013

Piccoli passi

Sebbene la guarigione sia istantanea, è anche vero che la nostra mente è vincolata ad una visione lineare, graduale. Ciò che quindi è indispensabile è trovare una minima base di partenza tramite la quale consolidare la nostra volontà di guarire.

"E' tutta una questione di testa!", si dice, be', certo. Ma in cosa consisterebbe il primo passo? E' possibile dare delle indicazioni generiche che non vanno bene solo per me, ma anche per altri? Fino a che punto dei suggerimenti sono validi? In un libro di self help ci sono dei passi estremamente chiari, quasi come una lista miracolosa di cose da fare per uscire dalla depressione o altri stati negativi. Ma qui è diverso; qui non si tratta di stare meglio, qui si tratta di guarire.

"Ero cieco e ora vedo"

Ancora il concetto di tempo che si scontra con il concetto di miracolo. Non è possibile guarire a piccoli passi!, questa è la dura realtà. Non c'è miglioramento possibile, nessun manuale, nessuna ricetta. C'è solo la volontà di rimanere ciechi oppure la volontà di vedere. Tutto qui. Ma allora, tutto il senso di un cammino fallisce. Non c'è alcun cammino. O no?

No, infatti. Il cammino esiste perché il togliere gli strati di illusione richiede tempo. E' come appunto avere tante bende intorno agli occhi, in cui ciascuna è opaca. Anche toglierle tutte tranne una non fa vedere; poi, alla fine, togliere l'ultima è la luce. La scelta è quella di toglierle tutte insieme o una alla volta.

Questa è la scelta personale, privata. Ciascuno si ammala a modo suo, ciascuno guarirà a modo suo.

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