sabato 8 giugno 2013

Armature e armati

La guerra del ferito viene trascinata ben oltre l'armistizio; il fatto di avere una possibile vittoria non calma la sete di sangue che è stata innescata in tenera età ed il bimbo che esce vittorioso dalla guerra comunque continua a sentire il suo fascino.

Quando la guerra è reale il bimbo ha la capacità di dare un senso a ciò che vede perché la realtà, anche nelle persone attorno a lui, rispecchia la guerra che esiste in famiglia. Il cibo è razionato, ma anche gli altri bimbi non stanno meglio di lui. La casa è fredda e si sta molto tempo da soli, ma anche gli altri bimbi sono così.

Quando la guerra però è limitata al singolo nucleo familiare il bimbo non può ancorarsi alla realtà. Lui ha il cibo razionato, ma i suoi compagni no. Lui sta da solo, ma gli altri no. Non è ancora presente un senso di ingiustizia, ma il confronto è inevitabile ed in questo confronto il bimbo guerriero ha solo l'arma della de-realizzazione, della farsa in cui, però, è solo un aspetto ad essere messo in ridicolo: ossia la sua esperienza, come fosse un estratto a sorte.

Non è il gioco familiare nella vita è bella. Non è un gioco in cui tutti partecipano e si schianterà dal ridere.

No, è il gioco in cui tu solo sai di dover giocare, l'estratto a sorte come in un gigantesco Truman Show in cui, però, invece di darti una vita nella bambagia, ti è stata data una vita in guerra mentre gli altri, comodi in poltrona, ti guarderanno.

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