mercoledì 15 maggio 2013

Il potere di ferire

Chi più ama più può far male. Chi ha più sofferto, più può far soffrire. Può anche "guarire", certo, nel senso che ho dato prima. Può incanalare l'energia di guarigione ed agire come catalizzatore, un tramite, una conduttura attraverso cui l'energia di guarigione arriva al malato (che è malato solo perché pensa di essere separato dalla fonte, in realtà è questa la sua malattia).

Però è anche vero che colui che può fare da tramite può anche ferire se non riconosce la potenza di questa conduttura. Nell'uomo ragno si dice la frase famosa: "Da un grande potere derivano grandi responsabilità". Ecco, anche il guaritore, proprio perché non è un guaritore (ma solo un tramite di un'energia già presente), proprio perché egli stesso è umano, soggetto a errori di giudizio, interpretazione, ha i suoi propri blocchi, ecc... può male usare questo potere, sia in senso "buono" (in buonafede). Probabilmente non è possibile usarlo in senso "cattivo", perché non sarebbe più un guaritore, ma egli stesso sarebbe staccato dalla fonte (o, meglio, vivrebbe nell'illusione di essere staccato dalla fonte).

Il problema spinoso è che per riconoscere di essere guariti bisogna riconoscere di aver fatto del male. Il guaritore, prima di essere tale, deve veramente capire come il suo comportamento, malgrado in buona fede, abbia causato dolore e distruzione attorno a sé.

La sua ferita profonda che ha il potere di metterlo empaticamente in contatto con altre persone, può anche però farlo così entrare in contatto che è più in contatto lui con il vero sé altrui di quello che l'ego altrui già non sia. E questo fa paura, prima di tutto e, secondariamente, permette al guaritore maldestro di ferire, perché non sa dosare l'energia che trasmette, entra empaticamente ma in modo profondo, diretto, indagatore e, egli stesso, non ha risolto i suoi problemi esistenziali e, soprattutto, non ha capito la sua missione.

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