giovedì 2 maggio 2013

Toccare il fondo

Spesso si dice che per guarire bisogna toccare il fondo. Cosa questo fondo sia non è dato sapere, perché sembra che ciascuna persona ha un diverso livello di sopportazione. Così come dal dentista, ci sono persone che hanno solo un leggero fastidio con il trapano, altre che vogliono essere anestetizzate.

Il dolore emotivo non si può anestetizzare, ed il fondo può essere visto in vari modi: il fondo può essere un fondo fisico, di dipendenza o di estrema prova, ma può essere un fondo invece di inazione, depressione e rabbia sepolta.

D'altra parte il fondo può anche essere visto in modo semi-oggettivo dalle persone che ci stanno attorno: non serve essere uno psichiatra per vedere che un nostro amico o una persona a noi accanto (partner, parente, ecc...) sta toccando il fondo. L'autoosservazione qui serve a poco perché la persona può non sapere di stare in una situazione pericolosa per se stessa.

L'amico può anche sbagliarsi e a volte si dice "stai toccando il fondo" a sproposito, quando invece è solo un periodo in cui si cerca di ritrovare se stessi. Questa semi-oggettività fa parte del discernimento di cui si parlava ieri.

Il malato può non accorgersi di stare toccando il fondo, ma può avere sufficiente contatto con la realtà da capire quando una persona accanto a lui gli sta parlando oggettivamente o meno. Il discernimento è dunque sempre il primo passo per la guarigione.

Ma non è anche l'ultimo? Una persona che sa discernere è guarita... perciò si sta cercando di dire che per guarire bisogna essere già guariti? Dov'è dunque il trucco?

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