giovedì 23 maggio 2013

Sono qui

Il pensiero di essere qui in questo momento in questo luogo è il primo passo per riconoscere che la vita ci sta aiutando. Prima ancora del cogito, ergo sum, c'è la sensazione di esserci che è precedente al pensiero.

Gli inglesi la chiamano "awareness", in italiano si può tradurre con autocoscienza, senso di presenza. Insomma, il senso di essere qualcosa, che ci sia qualcosa anche attorno a noi. E questo sentimento è antecedente a tutto, al dolore, alla gioia, al senso di solitudine o alla paura della morte. E' inattaccabile ed è sempre qui, in ogni respiro.

E' quello che i meditatori cercano di dividere dall'attività della mente durante la meditazione, ma, anche senza meditare, sedersi per mezz'ora nella posizione del loto contando i respiri, anche in un attimo senza tempo, si può sentire questo senso di esserci, che, comunque vadano le cose, questo senso non ci può essere tolto (se non dalla morte... ma poi... sarà veramente così? E comunque se nessuno ci uccide volontariamente questa eventualità è abbastanza remota).

Questo senso di esserci è la guarigione, perché questo senso non può essere malato. Se arrivo a quel punto, a sapere di essere anche senza la mia storia, quel che sono, come sono arrivato a questo punto, quali sono i miei problemi, i problemi della mia dolce metà, della famiglia, dell'intero genere umano... se arrivo a questo centro senza luogo dell'esserci... ecco che non esiste più malattia, perché l'essere è. Punto e basta.

Paul Hedderman lo chiama l'optionless state. Ed è veramente uno stato senza scelta, senza speranza. Perché nessuno mi ha chiesto se volevo esserci. Ci sono. Sono qui, non posso scegliere, se non in modo radicale suicidandomi io continuo ad esserci, vivere respiro dopo respiro. Sono qui.

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