domenica 26 maggio 2013

La tac dell'anima

Il mondo esterno è dunque quello che ci siamo costruiti, pezzo per pezzo, montagna per montagna. Il mondo esterno è lo specchio più fedele di ciò che abbiamo dentro, la tac dell'anima, se così possiamo chiamarla.

Tutto ciò che vedo, sento, tocco ora, è un riflesso di qualcosa che ho pensato, di qualcosa che ho scelto (per la maggior parte inconsciamente) nel passato. Io sono veramente l'estremo Dio del mio destino. Questo però non è il pensiero megalomane di chi crede di potere tutto, ma anzi l'atteggiamento responsabile di chi non può accusare altri che se stesso di tutto quello che avviene attorno a lui.

E' il famoso Karma? Sì e no, il karma è una dottrina molto complessa che prevede anche retribuzioni da altre vite, con altre forme, fa intervenire anche centri di energia (i famosi chackra) ecc... il "karma" alla forma più semplice si può semplicemente ridurre al dire che non importano premi e punizioni, non si sta parlando di peccato, si sta parlando di realtà, e la realtà è tutta qui, in termini "ingegneristici" si può dire che l'universo non ha memoria, non c'è un libro mastro dei conti da pagare in sospeso.

La "memoria" dell'universo è l'universo stesso. Quello che vediamo è esattamente in pareggio, istante per istante, la nostra tac dell'anima, lo specchio perfetto. Se la nostra anima è in pace vedremo un universo pacifico, se la nostra anima è in lotta vedremo un universo che ci attacca. La risposta ad un riflesso è semplicemente quella di riconoscere che l'universo è passivo, solo uno specchio.

Il problema (se così possiamo dirlo) è che questo specchio ha una certa inerzia. Cambiare il nostro modo di pensare e di agire non dà un effetto immediato nel mondo esterno. In un certo senso questa è la memoria del mondo, la sua fisicità, dove comunque le velocità sono finite (sembrano) e le masse sono inerziali. In sostanza è un atto di fede, come sempre. Credere che tutto ciò che vediamo sia creato da noi e che solo noi possiamo cambiarlo è l'estremo atto di fede, perché... perché non ci conosciamo interamente. Ed è qui il senso del dire: "Sia fatta la Tua volontà". Perché semplicemente ci rendiamo conto che fare la nostra ha combinato questo pasticcio nel quale viviamo.

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