sabato 4 maggio 2013

poveri cristi

Il nostro nemico è un povero cristo, così come noi. Ognuno ha la sua croce e ha la sua ridotta percezione del mondo. Guarire è quindi vedere il Cristo nel tuo nemico. Ogni attacco è dunque impossibile, perché non puoi attaccare un Dio.

Ma questo non è un giudicare? Se io giudico il mio nemico un povero cristo non è mettersi al di sopra di lui, dire: "Poveretto... non sa quel che fa". Gesù dice: "Perdona, padre, non sanno quello che fanno". Be', Lui può dirlo... ma un povero cristo qualunque può dire ad un altro che è un povero cristo?

Dove sta il confine fra compassione e giudizio? La compassione è positiva, riconosco che il mio nemico, colui che mi sta attaccando lo sta facendo per paura e quindi non vedo il suo attacco come un attacco, ma come un disperato tentativo di riconnessione.

ri-connessione. L'attacco è una richiesta d'aiuto.

Ma per vedere questo è necessario lavorare su se stessi, capire che ciò che stanno attaccando è l'immagine che si sono fatti di noi, non noi. Se ci consideriamo solo un corpo materiale, se ci identifichiamo con un corpo, allora l'attacco ha un senso; ma se ci identifichiamo con lo spirito allora siamo inattaccabili e colui che attacca è semplicemente un povero cristo.

Il Cristo, dunque, è l'uomo che sa di esserlo. Il povero cristo è semplicemente una persona che nega la sua vera natura e continua ad andare in giro per il mondo cercando di attaccare altri poveri cristi come lui. La guarigione avviene perché c'è un cambio di percezione, non perché si riesce a vincere.

Non è possibile vincere con un povero cristo, l'unica vittoria è compatirlo. Ma compassione nel vero senso della parola, come nella frase: "Ti perdono, perché so che non sai quel che stai facendo, perché sei un sonnambulo che agisce nel sogno".

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