martedì 7 maggio 2013

Paura della verità

L'amore per la verità va insieme alla paura, e la malattia è vista come condizione migliore del conoscere la verità. Più vado avanti in questo cammino e più scopro che il grande ostacolo alla guarigione è il non voler vedere le cose come stanno.

Si può anche impazzire per questo, non c'è dubbio, nel senso di talmente negare la realtà delle cose da diventare schizzati, paranoici o altro. Ma alla base del tutto c'è questa paura di vedere il bianco bianco e il nero nero.

Come nelle macchie di Rorschach, la cosa importante è vedere ciò che c'è, non quello che sembra esserci, interpretando. La realtà insomma è questa che è di fronte, nuda. Chi più chi meno, però, non la vediamo tale: un tavolo diventa il "tavolo della nonna", quella sedia è "la sedia del gatto" (anche se il gatto oramai è morto da tanto tempo).

Questo è naturale, abbiamo ricordi sensazioni, ecc... ma se questi pensieri non condizionano troppo il presente allora siamo normali altrimenti appunto si parla di atteggiamenti fuori dalla realtà, sento le voci, vedo immagini, ecc...

A parte però malattie veramente su base biologica del cervello io credo che alla base di tutto ci sia questa forte resistenza a vedere le cose come stanno e, soprattutto, a prendersi la responsabilità di quello che succede. Nelle barzellette dei "matti" c'è sempre lo stereotipo della persona che dice: "nessuno mi capisce, tutti sono matti là fuori". Solo io so la verità.

Ma quella verità è una copertura. Nel caso della barzelletta è evidente. Nella realtà, fra le persone normali tutto questo è sfumato. Chi più chi meno, appunto, nega la realtà, o, meglio, la interpreta. Questa interpretazione è ciò che fa venire la malattia, che fa resistere alla guarigione.

Perché la guarigione è immediata, se uno vuole. Basta vedere il bianco bianco, il nero nero. Se c'è una farfalla dire: "è una farfalla". E vedere una maschera dove c'è una maschera.


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