venerdì 31 maggio 2013

Ma se tutto è un gioco...

In una specie di scaletta dei dolori il dolore del rimpianto è quello forse più forte. Quando ci si rende conto di aver (per paura, malessere, inadempienza, inconsapevolezza, ecc...) rotto qualcosa di bello.

La distruzione porta con sé la certezza di aver forse qualcosa di veramente sbagliato dentro, come una specie di malattia: il re Mida che quando tocca diventa tutto oro, mentre qui è il contrario... una persona che quando tocca l'oro diventa piombo, sudiciume, svilimento.

Il rimpianto è però un'altra cosa pesante, anzi, la cosa più pesante di tutte. Il rimpianto è la sensazione appunto di aver il 100% di responsabilità in tutto quello che c'è attorno a noi.

E' il passo prima. Il 99esimo cancello prima della libertà, ma l'ultimo passo richiede un atto di Fede. E' il passo dell'autoperdono, del riso, del tutto è stato un gioco.

Alla fine, quando tutte le colpe sono state prese in carico, tutti i fascicoli riempiti di accuse, auto-accuse a dire il vero, quando tutto quanto è stato scritto, interpretato ecc... tutti questi fascicoli vanno bruciati. Non è stato reale, è stato tutto un sogno, si può ricominciare daccapo.

Tutta la colpa nostra non c'è, possiamo perdonarci. Questo è il passo gigante, perché o la gente tende a scaricare la responsabilità ad altri o tende a autocolpevolizzarsi troppo. Entrambe le cose sono sbagliate, anche se per diversi motivi (anche se poi in realtà non c'è nulla di sbagliato).

La guarigione non può avvenire se non si riesce a comprendere che, in fondo, è stato anche bello così, è stato un gioco bello... si va alla rete, ci si dà la mano.

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