venerdì 24 maggio 2013

Respons-abilità

Essere responsabili di quello che abbiamo di fronte significa poter rispondere di quello che c'è non con la giustificazione della vittima ma con il coraggio (?) di dire: me la sono cercata.

Qualunque cosa, qualunque situazione, anche la più assurda, anche la più strana, dipendente da circostanze casuali, anche la più lontana da quello che pensiamo essere dipendente da noi la interiorizziamo, anche solo come esercizio mentale e diciamo: "OK, fino a qui, fino ad ora, ho scherzato un po', ho pasticciato, ho fatto le cose senza pensare e mi ritrovo in questo caos. Raccolgo i cocci e vedo di andare avanti".

Questa è dunque la vera responsabilità al 100%; accettare il momento presente come somma di tutte le nostre azioni dalla prima all'ultima. In un certo senso la prima, quella di essere venuti al mondo, rimane come esterna a noi, questo sembra logico, ma da un altro punto di vista si può anche dire che l'esserci ora ha niente a che vedere con quell'atto di 20-30-40 o più anni fa.

Sono scorrelati. Adesso è adesso, adesso ci siamo. Potremmo anche essere stati risvegliati da un sonno ibernato, come passeggeri di un'astronave da cinque minuti, dopo un sonno di millenni, eppure la sensazione di esserci sarebbe esattamente la stessa.

Il fatto di essere al mondo non è una scusa, insomma, per fare la vittima del mondo che non vogliamo. O, meglio, del mondo a cui chiediamo, come se già il fatto di esserci non fosse già il dono. Il più grande, anche perché è l'unico. Ed è di questo dono che noi siamo responsabili. Malgrado tutte le circostanze, anche perché, ma qui è appunto il cammino, le circostanze sono ciò che noi abbiamo manifestato.



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